Giovanna Lanave

Giovanna Lanave

Libero professionista, socio ADI (Ass. Italiana di Dietetica e Nutrizione) e ASAND (Ass. tecnico Scientifica dell’Alimentazione, Nutrizione e Dietetica). Conseguo il titolo di Dietista presso l’Università di Medicina e Chirurgia di Bari.

Sono consulente nutrizionale e di valutazione dello stato di idratazione dei pazienti in dialisi presso le cliniche New Dial e Diaverum, site in Bari e Corato.

Esperto in Medicina Naturale, elaboro piani alimentari personalizzati, consigli nutrizionali e fitoterapici integrati.

Ricevo privatamente presso lo Studio Associato Di Gioia in Bari.

Il mio curriculum completo è disponibile su Linkedin.

Il ruolo della dietista

Chi è il dietista?

Professionista specializzato che promuove e cura l’alimentazione e la nutrizione in situazioni fisiologiche e patologiche:

  • elabora schemi dietetici terapeutici personalizzati (su prescrizione medica attestante la diagnosi)
  • stila menù per soggetti sani o malati (ristorazione collettiva per mense, ospedali, comunità)
  • realizza attività didattiche, educative ed informative su temi che riguardano la nutrizione e l’alimentazione

Per diventare dietista occorre conseguire una laurea specifica.

 

Il dietista per la salute ed il benessere

Al dietista si rivolgono soggetti sani (adulti o bambini, donne in gravidanza o in allatamento) e ammalati (obesi, cardiopatici, ipertesi, diabetici, etc.) che hanno bisogno di alimentarsi in maniera corretta, equilibrata e adeguata alle proprie necessità.

È compito del dietista far conoscere e diffondere i principi di un’alimentazione corretta. Egli è direttamente coinvolto nella promozione della salute pubblica e nella formulazione di politiche che permettono di migliorare lo stato di salute dei cittadini, riducendo i rischi derivanti  da scelte alimentari scorrette.

Il metodo

Obiettivo dell’intervento terapeutico

L’obiettivo dell’intervento terapeutico è quello di correggere le abitudini alimentari sbagliate educando i pazienti ad uno stile di vita sano, privilegiando il consumo di cibi del territorio del bacino Mediterraneo, considerandone anche la provenienza e la stagionalità.

Educare il paziente ad uno stile di vita corretto significa guidarlo ad acquisire i principi di una sana alimentazione, a svolgere regolare attività fisica, a gestire in maniera adeguata le fonti di stress, ad effetturare una corretta igiene orale, a non abusare di farmaci, a limitare l’abitudine al fumo di sigaretta.

Il fine è quello di promuovere la riduzione dei fattori di rischio per patologie quali l’ipertensione, l’obesità, il sovrappeso, le cardiopatie, il diabete mellito  tipo 2, il cancro del colon, la sindrome metabolica, etc.

 

Uno stile di vita corretto può:

  • prevenire l’insorgenza di molte patologie
  • migliorare la prognosi di malattie già presenti 
  • prolungare la vita e migliorarne la qualità

Come si articola l’intervento terapeutico?

L’intervento sarà svolto individualmente. Il primo incontro avrà la durata di un’ora, tempo necessario per la rilevazione dei dati antropometrici del paziente, effettuare l’anamnesi nutrizionale e l’analisi di bioimpedenzometria per la determinazione della composizione corporea.

Gli incontri succesivi di controllo avranno cadenza mensile. Ogni appuntamento avrà la durata di trenta minuti necessari per verificare l’adesione al piano terapeutico prescritto.

News

Mangiare più lentamente può aiutare a perdere peso

Pubblicato il 18/04/2018

Mangiare più lentamente, non assumere cibo nelle due ore che precedono l'addormentamento ed eliminare gli spuntini dopo cena, sembrano essere comportamenti che aiutano a perdere peso. Queste conclusioni derivano da uno studio longitudinale giapponese di cinque anni eseguito su persone affette da diabete di tipo 2 e pubblicato su BMJ Open.
Lo studio ha analizzato i dati di circa 60.000 persone che hanno svolto regolari controlli sanitari tra il 2008 e il 2013, durante i quali sono state raccolte alcune informazioni sul loro stile di vita. I dati sono stati ottenuti dal Japan Medical Data Center (JMDC), un'organizzazione for-profit che raccoglie, cura e distribuisce i dati relativi alla salute tramite i contratti con diverse società di assicurazione sanitaria in Giappone.
All'inizio dello studio, alla domanda su come valutavano la loro velocità del mangiare, 33.455 persone hanno risposto che mangiavano normalmente, 22.070 velocemente e 4.192 lentamente. Ai partecipanti è stato anche chiesto se, in tre o più occasioni a settimana, avevamo cenato entro due ore dall'andare a dormire, se facevano uno spuntino dopo cena e se saltavano la colazione.
I ricercatori hanno trovato che le persone che mangiano lentamente tendono ad essere più sane e ad avere uno stile di vita più salutare rispetto a quelle che mangiano a velocità normale o lenta. In particolare, rispetto a quelli che mangiano velocemente, le persone che mangiano a velocità normale hanno probabilità del 29% inferiore di avere una condizione di obesità, una percentuale che sale al 42% in quelli che mangiano lentamente. Nel corso delle valutazioni longitudinali annuali è stato anche osservato che il ridurre la velocità del mangiare, l'eliminare gli spuntini dopo cena e il non mangiare entro due ore prima di andare a letto erano variabili fortemente associate con l'obesità e più bassi valori di Indice di Massa Corporea e di circonferenza della vita. 
I ricercatori, commentando i dati del loro studio, hanno speculato che l'effetto positivo del mangiare lentamente sulla perdita di peso possa dipendere dal fatto che l'assunzione più lenta del cibo favorisce un più precoce senso di pienezza rispetto all'assunzione rapida dello stesso e concludono che ridurre la velocità dell'assunzione di cibo potrebbe essere una strategia efficace per prevenire l'obesità e ridurre i rischi associati alla salute.
Sorprendentemente, ci sono pochi studi che abbiano studiato quale sia il modo migliore per aiutare le persone a mangiare lentamente. Una strategia promettente, usata dalla terapia cognitivo comportamentale dell'obesità, è quella del "mangiare in modo consapevole", che consiste, non solo nel rallentare la velocità dell'assunzione di cibo, per esempio facendo piccoli bocconi , masticando a lungo, facendo delle pause tra un boccone e l'altro, appoggiando di tanto in tanto le posate sulla tavola e rimuovendo le distrazioni durante i pasti, ma anche nel concentrare l'attenzione in modo specifico sull'aspetto, l'odore, il gusto, la consistenza e la temperatura del cibo, nel diventare più consapevoli delle emozioni che spingono a mangiare, e nel prestare più attenzione a quanto si è sazi prima, dopo e durante i pasti.

Approfondimenti:
Dalle Grave R. Perdere e mantenere il peso. Un programma di modificazione dello stile di vita basato sulla terapia cognitivo comportamentale Verona: Positive Press; 2015.
Hurst Y, Fukuda H. Effects of changes in eating speed on obesity in patients with diabetes: a secondary analysis of longitudinal health check-up data. BMJ open. 2018;8(1):e019589.

Riccardo Dalle Grave


 

MANGIAMO COME PENSIAMO

Pubblicato il 06/02/2018

“Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo” Lao Tze

Ci sono persone che nonostante il desiderio di cambiare, continuano a mangiare in modo disordinato e disfunzionale. Invece ci sono alcune persone che, partendo dallo stesso desiderio di tornare in forma, riescono a realizzare il loro proposito.

Cosa fa la differenza?

Il modo di affrontare mentalmente lo stesso obiettivo.

Ciò che una persona pensa ripetutamente di se stessa, del suo corpo e del cibo si trasfoma nel tempo in un consolidato schema mentale, che condiziona i comportamenti, crea abitudini ed i conseguenti risultati nei percorsi alimentari.

Chi riesce nell’intento di mangiare più sano e agire in modo coerente è riuscito prima di tutto a modificare qualcosa a livello mentale del modo in cui vive il rapporto con il cibo, assumendo convinzioni chiare a sostegno del suo proposito che poi traduce in comportamenti che nel tempo diventano competenze consolidate.

Tutto ciò che immaginiamo, percepiamo e ci diciamo durante il pasto condiziona il nostro comportamento a tavola. In particolare, alcuni specifici pensieri possono minare il modo in cui affrontiamo i cambiamenti alimentari:

- le convinzioni false relative al nostro metabolismo (è troppo lento, non funziona);

- la tendenza a focalizzarsi su ciò che manca per raggiungere l’obiettivo;

- considerare il cibo l’unica soluzione per gestire l’emozioni negative;

- credere di non fare progressi e spazientirsi, dimenticando che i progressi richiedono tempo e costanza.

Al contrario, la fiduca in se stessi e nelle proprie capacità, l’attenzione ai piccoli risultati ottenuti, la disponibilità ad agire in modi diversi, l’ottimismo verso i futuri progressi sono atteggiamenti mentali che sostengono il miglioramento. Solo attraverso convinzioni positive gli intenti vengono tradotti in comportamenti efficaci.

Tratto da IL PRIMO P.A.S.S.O. - Manuale di coaching nutrizionale - Cinzia Dalla Gassa e Carlo Pettinelli

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